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mercoledì

Storia di Yuri (поехали!)




Avevo comprato un modem.

Cioe’ qualche tempo prima ne avevo parlato con William, il computer teacher, e ci eravamo accordati per condividerne spesa e utilizzo.
Ero contento dell’acquisto, pensando che, elettricita’ permettendo, avrei finalmente potuto usare la rete in qualsiasi momento; ma allo stesso tempo un po’ mi dispiaceva perche’ avere il modem significava non frequentare piu’ gli internet cafe’, luoghi pittoreschi dove avevo incontrato molte persone.
Cosi’  adesso eravamo collegati al mondo. Certo, il villaggio di Imbaseni non puo’essere definito un posto fuori dal mondo, si trova soltanto a 30 km da Arusha, una delle citta’ piu’ turistiche di tutta l’Africa; pero’il nostro modem era senza dubbio il primo di tutta quella zona. Per questo, il nostro acquisto ci sembrava un’impresa storica. Nei giorni seguenti avevamo scherzato sull’argomento dicendo che il nostro prezioso oggetto rappresentava un piccolo passo per noi e un grande passo per l’umanita’ e altre stronzate del genere...
In accordo con William, il modem sarebbe stato utilizzato esclusivamente sotto il nostro controllo, tuttavia volevamo introdurre gli studenti all’utilizzo di internet, cosi’ tutti i giorni portavamo in classe la chiavetta vodaphone bomba e leggevamo Arusha Times, BBC, Al Jazeera, Cristiano Ronaldo e Shakira Shakira.

Ad ogni modo, non avevo previsto le esilaranti conseguenze dell’utilizzo di internet, quell’uchawi ya wazungu  cioe’ diavoleria dei bianchi (in senso buono), come veniva definita dai locali.

Un giorno, entrai in classe con il modem e mi collegai al sito di un giornale italiano. Una delle notizie era l’anniversario del primo viaggio nello spazio compiuto da un essere umano. Era infatti il 12 aprile, e la foto di Yuri Gagarin compariva da tutte le parti. “Il figlio della terra” veniva celebrato come un eroe e un viaggiatore che davvero si era diretto verso l’ignoto. La sua impresa era stata considerata una conquista per il mondo intero e anche un  momento di competizione tra USA e URSS, i protagonisti della guerra fredda.
Gli studenti, incuriositi dalle foto di quell’uomo particolarmente bianco, col casco e la tuta arancione, mi chiesero di chi si trattasse. Cosi’ spiegai loro che quello era Yuri Gagarin; leggemmo la sua storia su wikipedia e altri siti che parlavano della storica impresa.
Non mi ero stupito del fatto che nessuno degli studenti presenti sapesse chi fosse Yuri Gagarin, in Tanzania il livello di scolarizzazione era quello che era, e poi ero sicuro che anche in Europa  molti dei loro coetanei non avessero idea di chi fosse “Il figlio della terra”.
Ma il bello doveva ancora arrivare.
Qualche giorno dopo, mentre stavo rientrando ad Imbaseni, dopo una tranquilla passeggiata fino al villaggio di Ngurudoto, incontrai il padre di Eriki, il miglior studente della computer class. Dopo i saluti iniziali, come sempre interminabili, mi aveva chiesto del funzionamento di Internet. Ne aveva sentito parlare dal figlio ed era curioso di saperne di piu’.
Poi arrivo’ alla domanda cruciale:
-E...come sta Yuri?
-Ma...Yuri Chi? -risposi pensando che non conoscevo nessuno con quel nome.
-Eh...Yuri Yuri...Yuri Gagarin! Mio figlio mi ha detto che c’e’ un russo che sta facendo il primo viaggio nello spazio. Come sta andando? E quando torna? Che diavolerie che sapete fare voi wazungu!
Provai a trattenermi dal ridere anche se sapevo che si trattava di un’impresa impossibile. Sentii uno strano formicolio sulle braccia e per un attimo ebbi come un’allucinazione, vidi che al mio fianco... c’era Yuri Gagarin con la tuta arancione e il casco che cantava a squarciagola l’inno russo!?
Allora, riprendendomi da quel momento di strana estasi, trovai la forza di rispondere alla domanda e dissi - Si si, Yuri e’ tornato...-
Poi andai a sdraiarmi sotto un albero e per quasi mezz’ora mi ritrovai a ridacchiare come un cretino. Ma non per sfottere quel pover’uomo, ci mancherebbe. La sua domanda era in buona fede...solo che  mai mi sarei aspettato che qualcuno mi chiedesse –Come sta Yuri, Yuri Gagarin?-

Avevo sempre rifiutato quei luoghi comuni che sommariamente descrivono l’Africa come un continente irrecuperabile, incapace di utilizzare le proprie risorse e perennemente in guerra civile... Ma la domanda su Yuri Gagarin mi sembrava pazzesca. Avevo comprato il modem per essere in contatto con il mondo, e adesso mi rendevo conto che la realta’ di quei luoghi era l’esatto contrario. Provavo a riflettere sul fatto che nel villaggio di Imbaseni c’era  gente che stava guardando il cielo aspettando che Yuri Gagarin tornasse dal primo viaggio nello spazio!?!  Per forza che mi erano venute le allucinazioni...

La sera stessa, tornai nella computer class con il modem perche’ volevo ascoltare la replica de La Zanzara, il programma trasmesso da radio 24. Dopo circa 20 minuti, mentre il conduttore della trasmissione stava gia’ litigando (come al solito) con un ascoltatore, entro’ Eriki e si mise a lavorare al compurter vicino al mio.  Era sua consuetudine studiare nelle ore serali, quando tornava l’elettricita’. Quello studente poco piu’ che ventenne, dimostrava impegno e una dedizione allo studio che gli faceva guadagnare l’ammirazione di tutti gli insegnanti, e anche la mia.
-Ehi bwana Alessandro, come stai oggi?-
-Bene grazie, sai che oggi ho incontrato tuo padre...
-Si si, me l’ha detto. Ma ti volevo chiedere una cosa. Quel Yuri... quando torna?
http://www.youtube.com/watch?v=JruTJ3dp5Bs&feature=related

martedì

Queste parole














Bongo Significa abitante della Tanzania. Bongoland, la terra dei Bongo. I tanzaniani fra loro si chiamano spesso wabongo, basta leggere i giornali oppure ascoltare la radio. Letteralmente la parola bongo significa cervello. La gente dice che se vuoi vivere, o meglio sopravvivere in Tanzania, devi sapere usare il cervello, altrimenti e non ce la fai e crepi.

Wachawi Ci sono varie definizioni in proposito e diverse sfumature. I wachawi sono streghe/stergoni che utilizzano l’uchawi, cioe’la magia diabolica. Persone che apparentemente svolgono una vita normale, ma di notte entrano in azione. Girano tra le case e sussurrano i nomi delle persone, le chiamano invitandole a seguirle nella loro tenda, lungo la stada che conduce agli inferi. Possono assumere le sembianze di un rapace e percorrere in un attimo centinaia di kilometri. I loro poteri sono richiesti quando si ha necessita’ di colpire il nemico, fargli del male, mandarlo in rovina, ucciderlo. Oppure quando ci si deve difendere da un incantesimo procurato dal proprio rivale.
Persone di qualsiasi estrazione sociale si rivolgono ai wachawi, l’uomo del villaggio e anche quello del parlamento.
Recentemente ho acqistato un libretto che racconta la biografia di Nyerere. Si tratta di un’edizione illustrata  per gli studenti delle secondary school. Nella storia, ad un certo punto, il giovane presidente nella Tanzania indipendente si rivolge cosi’ ai cittadini: Tanzaniani! Ricordatevi che noi abbiamo qualcosa in piu’ degli altri. Abbiamo la stregoneria. Ah, se solo collaborassimo per utilizzarne l’immenso potere!
I wachawi infine, sono responsabili del genocidio degli albinos, africani completamente bianchi a causa di un problema di pigmentazione. Gli albinos sono detti anche sope, cioe’ senza pelle.

Kumekucha Espressione usata per rispondere a qualsiasi saluto del mattino. Significa il sole e’ sorto, ci siamo ancora!

Ujinga  Ignoranza
Mjinga  Ignorante, stupido.

Mwarabu Arabo. Quando vado alla fermata dell’autobus di Kwa Lois, per la strada incontro sempre un tale. E’ un giovane agricoltore con i vestiti stracciati. E’ sempre strafumato. La gente dice che e’ un fuori di testa perche’ ha iniziato a fumare le canne un po’ prestino, cioe’ alle elementari. Quando mi vede mi chiama sempre a gran voce: mwarabuuu, dammi un soldo, uno soltanto! Pensa che io sia arabo perche’la prima volta che ci siamo incontrati, scherzando gli ho detto salam alekum.
Harabu Violento, distruttivo. Mi e’ stato spiegato che, le parole mwarabu e harabu, pur avento una sonorita’ quasi identica, non hanno una base comune. Sinceramente, mi aspettavo il contrario perche’nella zona dove abito, il tanzaniano del villaggio ha paura dell’arabo; ne ricorda la crudelta’ e ne teme il dominio. Lo considera un appartenente ad un altro mondo, anche se la cultura swahili e’ impregnata di tradizioni e parole arabe.
Oggi, nella societa’ tanzaniana africani e arabi sono integrati e convivono pacificamente, ma nello stile di vita alcune differenze sono evidenti. La loro storia e’ diversa. L’africano era la preda, lo schiavo costretto a fuggire. L’arabo invece era il predatore senza scrupoli che aveva fatto del commercio degli schiavi il proprio dogma. Al museo nazionale di Dar Es Salaam, ricordo di aver visto la foto del presidente Nyerere e anche quella di Tippu Tip, il piu’grande e terribile mercante di schiavi dell’est Africa di tutti i tempi. Due immagini opposte. Il primo ha la testa piccola e i baffetti, in posa come un fotomodello. Il secondo invece sembra molto sicuro di se, assomiglia molto ai negozianti che ho visto a Zanzibar: uomini barbuti vestiti di bianco, seduti su delle piccole sedie, bevono il caffe’, ascoltano cd di sermoni e vendono magliette con la faccia di Bin Laden.

Kabila   Tribu’ di apparteneza. Quando si arriva in un albergo e si compila il registro, dopo il numero del passaporto, il nome e la nazione di provenienza, bisogna indicare la kabila. In Tanzania, il primo albergo dove ho alloggiato e’ stato al YWCA, Dar es Salaam. Era una sera del novembre 2006, e tornavo dal mio primo viaggio in Sudafrica. Il mio volo, Johannesburg- Dar era arrivato in ritardo e all’aeroporto avevo avuto un problema con quelli dell’immigrazione. Mi avevano detto che per darmi un altro visto di 3 mesi volevano prima vedere il mio biglietto di rientro per l’Italia. Allora tirai fuori dallo zaino la fotocopia del biglietto(l’originale era a Imbaseni) che volevano controllare e la porsi allo sportello. Il soldato-impiegato rifiuto’ il mio pezzo di carta dicendo che solo l’originale aveva valore. Sapevo che quella era una scusa, il soldato-impiegato cercava solo di intimidirmi perche’ voleva che gli offrissi un extra in cambio di una sua ipotetica generosa concessione. Io pero’ non avevo intenzione di aprire il portafoglio piu’ del dovuto, tirai fuori i dollari necessari per il visto di tre mesi e non uno piu’. Il soldato-impiegato allora provo’ ancora a dire “non ti accettiamo nel paese senza prima vedere il biglietto”. Poi arrivo’un suo collega, desideroso di andare in pausa senza grane da risolvere. Decreto’ la soluzione. Mi concedevano l’ingresso nel paese con un visto di appena 15 giorni, cosi’avrei avuto la possibilita’ di recarmi all’ufficio immigrazione di Arusha e di mostrare il biglietto originale alle autorita’, poi mi avrebbero dato un’estensione del visto gratuita. Quella per me era una grande scocciatura, ma non avevo scelta. In compenso ero extra-contento di vedere l’enorme delusione negli occhi del soldato-impiegato che aveva provato a scroccarmi una bustarella. Mi fecero una foto (non so perche’) e mi incollarono il visto sul passaporto. Arrivai al YWCA verso le 22. Ero stanco e volevo andare a mangiare, di sicuro non volevo altre discussioni o seccature. Ma alla reception non volevano saperne: mi avrebbero dato la stanza solo se compilavo correttamente il registro, e io sotto la voce Kabila avevo lasciato uno spazio bianco. Il guardiano aveva gia’in mano la chiave della mia stanza, mentre l’osservavo mi accorsi che aveva soltanto due dita, le altre sembravano essere state mozzate, anzi strappate perche’ non si vedeva un taglio netto...-Scrivi scrivi!- diceva quello. Cosi’ alla fine scrissi e andai in camera.
Quella sera e tutte le volte successive che sono stato in un albergo, sotto la voce kabila ho scritto Warecoaro, il nome della mia tribu’.

Kukutana  Incontrarsi.
A Citta’ del Capo ricordo un incontro memorabile.
Quella mattina mi ero recato in un Internet café e  avevo provato a telefonare a casa mia, dall`altra parte pero’ non avevo ricevuto risposta. Cosi` ero uscito e, senza una meta particolare, passeggiavo per Long street, quella che era considerata la strada piu’ bella della città. Dopo pochi passi avevo alzato lo sguardo e mi ero accorto che davanti a me c`erano due persone che mi davano le spalle. Guardai meglio e provai a chiamarli... I due si girarono e mi guardarono strofinandosi gli occhi. Continuammo a ridere e a darci pacche sulle spalle per 10 minuti, non ci sembrava vero.
Diego e Paolo erano due bergamaschi, con loro avevo trascorso circa due settimane in Tanzania, condividendo la stessa casa nel villaggio di Imbaseni. Sapevo che dovevano andare in Sudafrica a prendere il volo per ritornare in Italia, ma mai avrei pensato di ritrovarmeli davanti in quel modo senza esserci messí d`accordo prima. Avevano attraversato lo Zambia e la Namibia e adesso trascorrevano qualche giorno a Cape Town, prima di andare a Kimberly e poi a Johannesburg, ultima tappa del loro viaggio durato circa quattro mesi.
Forse quell`incontro non era poi cosi` incredibile, nel senso che quella era la strada principale della città, il posto dove prima o dopo tutti andavano a finire, ma eravamo contenti e ci sembrava bello festeggiare quel momento come una cosa particolare, un evento che  rallegrava la nostra giornata. Quella sera poi, fummo ospiti di una ragazza italiana che viveva a Cape Town col fidanzato. Abitavano in una bella casa a pochi kilometri dal centro. Mangiammo pesce e restammo li fino a tarda notte, a chiaccherare e a sbronzarci con la birra e l’ottimo vino sudafricano.


Kuloga  Incantare, ammaliare. Fare una stergoneria a una persona oppure a una cosa.
In accordo con le credenze locali, sono recentemente stato vittima di una piccola stragoneria. In breve, questa e’ la storia:
Lo strano caso della camicia strappata
Un giorno torno a casa e mi accorgo che la camicia che ho lasciato sulla sedia e’ stata strappata. Uno squarcio lungo tutta la schiena. Per un po’ rimango li, nella stanza quasi buia, guardo e riguardo la camicia, allibito.
Provo a capire cosa e’ successo. Qualcuno e’ entrato in casa e non ha rubato niente (qualcosa da rubare c’era, le scarpe ad esempio sono considerate preziose). Qualcuno e’ entrato in casa con l’unico scopo di strappare la mia camicia. Quindi non ci sono dubbi, si tratta di stregoneria. Mi vien da ridere, ma so che non devo scherzare troppo con queste storie, cosi’ vado dalla direttora a comunicare il fatto. Anche lei conferma la mia idea. Poi mi dice che non ha mai visto una cosa del genere. Cioe’, in teoria nessun africano fa le stregonerie a un europeo! Tuttavia e’ preoccupata perche il significato di quel gesto e’ abbastanza negativo. Cosi’ decreta che per 3 giorni verra’ col prete-direttore a casa mia per dire una speciale preghiera che scacciera’ eventuali presenze maligne. Naturalmente non m’interessa minimamente l’intervento del prete-direttore, ma devo accettare in quanto ospite del luogo. Il giorno successivo pero’, ascoltando gli AC/DC  a tutto volume del computer, trovo l’ispirazione e risolvo l’enigma della camicia strappata. Circa un mese prima, Morfo, Nube e mio fratello Cristian erano passati di li. Cioe’ avevano fatto le ferie in Tanzania. Avevano visitato i parchi, Zanzibar e trascorso qualche giorno a Imbaseni. Prima di andarsene, il mio amico Morfo mi aveva lasciato 2 magliette e una brutta camicia, stile tovaglia della sagra. Non ne avevo bisogno, ma le avevo accettate pensando che le avrei regalate a qualche poveraccio. Nel frattempo le magliette erano rimaste li sulla sedia per 15-20 giorni. Percio’ erano state notate dalla signora che faceva da mangiare per me e gli altri ospiti di Imbaseni. Piu’ volte mi aveva chiesto se i miei amici avessero per caso dimenticato quella merce preziosa...poi, un giorno lei era entrata in casa mia e, non vedendo piu’le magliette al loro posto aveva capito che le avevo regalate a qualcun altro. Cosi’, per gelosia e vendetta, in preda alla rabbia aveva dilaniato la mia preziosa camicia di lino. Quella dunque, era la soluzione dell’enigma. Tuttavia, non avendo le prove, nessuno ha detto nulla, la direttora si e’limitata a sostituire la cuoca e...abracadabra.

Kilimanjaro Nella  hall del Movempick, il piu’ lussuoso albergo di Dae Es Salaam, c’e’ un grande poster in bianco e nero. Si tratta di una vecchia foto del kili, con la cima abbondantemente innevata. Sotto la foto c’e’ la spiegazione del nome: in swahili mlima significa montagna, mentre njia significa strada. Kilimanjaro potrebbe derivare dall’unione di queste due parole. Secondo alcuni pero`, il nome originale della montagna sarebbe kilemakyaro. In tal caso, le due parole sarebbero Kilema (barriera, ostacolo) e kyaro (viaggio), entrambe provenienti dal dialetto della tribu` dei Chagga.

Maji Significa acqua, non solo in Tanzania, ma anche in altre nazioni africane. E’ una parola di origine araba.

Chama cha siasa  Partito politico. E’ una stagione intensa, quella in corso nell’est Africa. In meno di un anno ci sono state le elezioni nazionali in Rwanda, Uganda e Tanazania; e poi il referendun per la nuova costituzione in Kenya.
1-Rwanda: e’ stato riconfermato Kagame, leader Tutsi in carica da dopo il genocidio del 94. Ha vinto con circa il 90% dei voti. Gli osservatori internazionali hanno segnalato irregolarita’ e intimidazioni nei confronti degli oppositori. Successivamente non ci sono stati scontri o proteste rilevanti, a parte la chiusura di un paio di giornali e l’uccisione di alcuni giornalisti.  La situazione sembra tranquilla. All’epoca del genocidio gli scontri erano avvenuti tra Hutu e Tusti, le principali tribu’ della zona. Un’altra tribu’ rwandese, poco conosciuta e meno nominata e’ quella dei Twa, discriminati e odiati da tutti. Sono pigmei e vivono da segregati. Non sono di bell’aspetto come i Tutsi e non sono numerosi come gli hutu. E naturalmente non sono mai stati amici dei belgi.
2-Kenya: c’e stato un importante referendum per la nuova costituzione. E’ stato raggiunto il quorum e il referendum e’ passato: i Kenyani quindi avranno la nuova costituzione. Nei giorni seguenti alle votazioni, i giornali hanno riportato una notizia interessante: nel nord del paese, centinaia di persone sono andate a votare pensando che si trattasse di eleggere il nuovo presidente della nazione. A parte questo particolare, il referendum e’ stato un successo. Non sono stati segnalati importanti episodi di violenza o scontri. Tutto l’est Africa temeva il ripetersi del disastro del 2008, quando in Kenya  c’erano state le elezioni nazionali e decine di persone erano morte negli scontri tra le fazioni.
3-Tanzania: a detta di tutti, questa e’ stata la campagna elettorale piu’importante della regione, perche’ almeno un po’ di confronto c’e’ stato. Il principale partito dell’opposizione, Chama Cha Democrazia (partito della democrazia), e’ arrivato allo storico risultato del 26%, contro il 61% del Chama Cha Mapinduzi (partito della rivoluzione), in carica dagli anni 60, cioe’ dall’indipendenza. Anche se sono stati denunciati brogli e qualche piccolo scontro tra polizia e manifestanti c’e’ stato, il risultato e’ da considerare soddisfacente. C’e’ stata partecipazione, i giornali hanno scritto, sostenuto e criticato. Alcuni politici sono stati innalzati, altri mandati a casa, travolti dagli scandali. Per gli osservatori internazionali le elezioni hanno rappresentato un importante passo verso la reale democrazia.
4-Uganda: Mseveni, leader in carica da quasi 30 anni, e’ stato riconfermato. Cioe’ ha stravinto le elezioni di cui era l’unico reale concorrente. Un dato interessante: mentre Mseveni veniva rieletto, l’Europa bombardava Tripoli e il mondo intero guardava (e sta ancora guardando) con apprensione il Nordafrica in fiamme. Nessuno di noi, appartenenti a questa generazione, dimentichera’ mai le immagini della primavera araba. I maniferstanti del Cairo, i caccia francesi e poi quelli della Nato. Le bombe su Tripoli e gli equilibri del mondo che cambiano, dall’algeria fino ad Israele.
Mentre tutto quasto accadeva, Mseveni veniva riconfermato e perfino benedetto dal vescovo. Il giornale di oggi dice che a Kampala, durante uno scontro con alcuni temerari manifestanti, una giovane donna incinta e’ morta. Le hanno sparato nello stomaco. Il giornalista ha scritto -Morta lei, morto il suo bambino, morta anche la speranza di un cambiamento. Il vento del nord soffia forte, ma qui sotto e’ ancora debole-

Ndege  uccello, volatile, aereo.
Kiwanja cha ndege  aeroporto. Letteralmente significa pezzo di terra per l’aereo.

Chumba stanza.
Uchumba  periodo/promessa di fidanzamento
Mchumba fidanzata.

Wazee  Anziani. In Tanzania questa parola indica il grado piu’ alto nella societa’civile, in qualsiasi estrazione sociale. Che sia il ricco o il povero. L’agricoltore con la schiena spezzata dalla fatica oppure il mercante di stoffe pregiate. Il vecchio e’ il saggio. Colui che parlera’ senza essere interrotto. Quello che decidera’ come risolvere la disputa. Sorprendentemente, questa parola e’anche considerata molto trandy, alla moda. In citta’ vendono delle fantastiche magliette con la scritta Mzee  ehi, sono il vecchio!


sabato

Cibo, fotografie e pannelli solari

Essere invitato a pranzo durante il fine settimana era una costante. E mi faceva piacere. Non solo per il gesto di cortesia che ricevevo da molte  persone, ma  anche perchè l`invito significava dover intraprendere un piccolo viaggio. A volte si trattava di  percorrere  km, in altre occasioni la distanza era quasi irrisoria, poche centinaia di metri da casa mia. Quella domenica era il turno di Absaloom, uno dei lavoratori della Scripture Union.  Absaloom faceva il muratore e viveva ad Imbaseni, ma per raggiungere casa sua dovetti usare una strada che non conoscevo. In realtà non si trattava di una strada vera, ma di un passaggio attraverso una vegetazione fitta e spinosa. Non vedevo niente e non capivo dove mi trovavo, mi sarei perso se non ci fosse stata la Katerina a mostrarmi la via. Lei conosceva bene Absaloom e la sua famiglia visto che spesso, dopo il lavoro, andava a dormire da loro. Il motivo era che lei abitava a Maji ya chai e quando finiva tardi ad Imbaseni preferiva evitare di camminare da sola di notte; a casa di Absaloom aveva una stanza a disposizione, così 2-3 volte la settimana lei dormiva da loro.
L`appuntamento per il pranzo era stato fissato per le 14.00. Questo significava che probabilmente avremmo mangiato verso le 16.00. Ma non ero preoccupato, molto tempo prima avevo imparato la lezione.
Quando in Africa si riceve un invito a pranzo, bisogna eliminare tutti gli altri impegni dalla propria agenda. Non si sa quando il cibo sarà pronto, quanto bisognerà aspettare. Il problema e` che di solito quell`attesa fa diventare nervosi. O meglio, questo e` quello che succede al bianco; dalle sue parti infatti il cibo viene prodotto in grande quantità e aspettare troppo prima che il piatto venga servito in tavola e` abbastanza incomprensibile. Di solito dopo 20 minuti di attesa lui comincia a spazientirsi, a trafficare con il cellulare e a guardare il soffitto, ma in Africa tutto ciò e` diverso. Il pasto viene considerato come il momento della giornata che darà la massima soddisfazione.  Per l`africano aspettare non e` frustrante. Lui se ne sta` tranquillo e dice -bado kidogo, ancora un po`- Quell`attesa rappresenta il riposo dopo il lavoro, una pausa che consente di ripensare a quello che si e` fatto, in attesa di ricevere il premio più importante, il cibo.

Ma tornando alla mia di attesa, dopo circa un`ora mi resi conto che c`era stato un problema.  Quella mattina Absaloom era andato a messa e aveva detto alla moglie che sarebbe tornato con il riso e la carne, ma era arrivato in ritardo e a mani vuote. Per questo, senza dirmi nulla, la Katerina aveva prestato un po`di soldi alla moglie di Absaloom, Mama Baraka, che a sua volta si era dovuta recare al negozio per comprare qualcosa. Poi la Katerina aveva anche aiutato a cucinare, in modo da non farmi aspettare troppo. Alla fine, quando il cibo arrivò in tavola, sembrava un spettacolo. I piatti erano colmi e fumanti, brillavano per via della luce del sole che arrivava dalla finestra. C`erano riso, carne, spinaci e alcune arance. Dopo la preghiera obbligatoria, iniziammo a mangiare, ma i 4 figli tra i 5 e gli 8 anni rimasero in giardino a masticare una canna da zucchero. Anche in questo caso avevo imparato la lezione. Non dovevo sentirmi in colpa, quella era la tradizione africana. Visto l`inconveniente della mattinata,  il cibo non sarebbe bastato per tutti e quindi non sarebbe stato onorevole per il padrone di casa offrire all`ospite un pasto scarso. L`usanza era quella. Se avessi chiesto di dividere il mio piatto con i bambini sarei stato considerato maleducato e offensivo. Quello che dovevo fare era mangiare con gusto e ringraziare solo alla fine, a pasto concluso. E così feci, lasciando anche un piccolo regalo per la famiglia, altro importante elemento della tradizione africana.
Dopo pranzo feci due passi attorno alla casa. Absaloom mi mostrò il suo shamba, il pezzo di terra che coltivava. Mi spiegò che i banani erano delle piante eccezionali, bastava piantarne una e quella non smetteva mai di dare frutto. O meglio, la pianta produceva il frutto e moriva, ma contemporaneamente ne crescevano almeno altre 2-3 dalle sue radici. Questo significava la produzione continua di un frutto che dava sostentamento alla famiglia e, per quanto ne sapevo, poteva essere cucinato in vari modi:
        -Mangiato crudo come frutta dolce
        -Bollito e servito con la carne (ndizi nyama, piatto tipico della tribu` dei Chagga)
        -Fritto come le patate
        -cucinato sulla griglia  

Mi piaceva il comportamento di quelle piante, erano autosufficienti e si rinnovavano continuamente… Ma smisi di guardare le banane e rientrai in casa. Mi aspettava un altro elemento della tradizione africana, l`album di famiglia. C`erano foto di tutti i tipi. Alcune ritraevano i bambini, altre si riferivano al giorno del matrimonio. Una in particolare attirò la mia attenzione: Absaloom  seduto a bordo di un aereo di linea. Incuriosito, gli chiesi  dove fosse andato, Nairobi, Mwanza, Dar Es Salaam, Zanzibar forse? –No, no…- disse lui sorridendo. Un giorno aveva accompagnato all`aeroporto di Arusha un tale reverendo e prima del decollo era entrato nell`aereo chiedendo che gli facessero una foto. Quella dunque, era la spiegazione. Faceva riflettere il fatto che a pochi km c`erano i turisti che pagavano centinaia di dollari americani per farsi immortalare con le giraffe sullo sfondo, mentre al mio fianco quel muratore con i vestiti stracciati mi mostrava con orgoglio una foto che simulava la sua presenza sull`aereo della air Tanzania.

Poi Absaloom mi raccontò che due settimane prima i ladri erano passati a casa sua.
-I ladri?!-  Chiesi con stupore trattenendomi dal ridere, pensando che davvero li non c`era nulla da rubare! La casa era diroccata, non c`erano oggetti di valore, soltanto un vecchio calendario del 2005, delle sedie storte ed un divano senza cuscini addobbato con dei nastrini colorati.  E invece mi sbagliavo, Absaloom aveva avuto un moderno pannello solare. L`aveva comprato ad Arusha per circa 150.000 sh, una cifra che corrisponde a circa 100 euro. Ma i ladri erano venuti di notte e glielo avevano smontato dal tetto. Lui aveva sentito dei rumori, si era alzato dal letto per andare a controllare, ma i ladri erano già in fuga col malloppo. Perciò adesso alla sera se ne stava al buio e andava a dormire  presto. Gli chiesi quanto potesse costare un pannello in grado far funzionare contemporaneamente elettrodomestici moderni come un frigo, un forno, una lavatrice ecc… Absaloom disse che ad Arusha i pannelli di quel tipo si potevano trovare tranquillamente per 800.000 sh, un prezzo sicuramente molto buono per i gestori degli esercizi commerciali che necessitavano di quella tecnologia. Mi disse anche che la vendita dei pannelli era in crescita e che parte delle nuove abitazioni preferiva dotarsene.

Mi sembrava una buona notizia il fatto che gli africani avessero deciso di utilizzare la loro risorsa principale, il sole; ma era paradossale che i pannelli solari avessero preceduto l`arrivo della corrente elettrica in molte zone del paese. Anche nei villaggi poco distanti dalle città, per anni le persone avevano aspettato il collegamento della luce, senza ottenerlo. E adesso era diventato più facile comprare un pannello solare. Quella era una contraddizione che mi disorientava, era come dire che il giovane era nato prima dell`anziano. Stessa cosa con i telefoni. Non conoscevo nessuno che avesse avuto il telefono fisso, ma tutti avevano il cellulare, perfino i Maasai che pascolavano le vacche.
Ma non dovevo stupirmi, dovevo solo imparare l`ennesima lezione. In Africa spesso le cose funzionavano e succedevano al contrario, anche il tempo non rispettava alcuna regola, le cose accadevano senza seguire un ordine logico e sembrava che tra loro non ci fosse nessuna connessione. E probabilmente la situazione era la stessa in molti altri paesi del terzo mondo, dove non c`era stato uno sviluppo graduale e la gente non aveva avuto il tempo di abituarsi ai cambiamenti.
Salutai tutti e mi congedai. Guardai l`orologio e mi accorsi che era quasi ora di cena, anche se io avevo appena finito di pranzare…?! Così, disorientato e con lo stomaco pieno di riso, carne, spinaci e alcune arance, decisi di non tornare a casa subito, andai a fare due passi fino alla nuova biblioteca e scattai un paio di foto.
Poi mi fermai al campo da calcio, dove un mach importante era appena concluso: Imbaseni vs Maji ya chai.

Era finita 2-2

WAGENI (ospiti)







Spesso verso sera arriva un ospite. Il guardiano che inizia il turno di lavoro oppure gli amici della Katerina, la ragazza che cucina i pasti. Guardiamo la televisione e chiaccheriamo fino a tardi.
L'ospite ha sempre qualcosa da raccontare. Gli altri ascoltano e poi iniziano a discutere, a volte animatamente.                                                                                                                        

Benja
Cinque anni fa il governo ha portato l`acqua nel mio villaggio, ma i Masai hanno intenzionalmente rotto le tubature in modo da poterla dare al loro bestiame. Le nostre fontane hanno smesso di funzionare, ma i Masai hanno avuto un laghetto per le loro vacche. Chiaramente adesso il governo rifiuta di aggiustare i tubi e rifare il lavoro. Dicono che dobbiamo arrangiarci. Ma non e` sempre così. Ad esempio la stessa cosa e` successa con le tubature che riforniscono un campo per l`addestramento militare vicino ad Arusha. I soldati sono andati a trovare i responsabili e hanno letteralmente demolito il loro villaggio e bastonato la popolazione. Da quel giorno nessuno ha più avuto il coraggio di toccare quelle tubature. E` così che bisogna fare, altrimenti la gente non capisce.

Katerina
L`AIDS e` molto diffuso in Tanzania. Anche una mia amica si è ammalata. Dorme sempre e ha delle macchie sulle dita delle mani. La gente di qui è cattiva. Ecco la spiegazione. I profilattici? Si, certo sono reperibili in qualsiasi negozio anche nei villaggi e costano 100tz sh l`uno. E negli ospedali vengono distribuiti gratuitamente. Ma il problema è un`altro. Se ti vedono andare al negozio a comprare i profilattici la gente inizia a chiaccherare. La gente di qui pensa che se hai bisogno del profilattico è perchè hai già contratto il virus e magari non vuoi contagiare il partner. La gente di qui dice che il profilattico è come una medicina. E nessuno usa una medicina se non è già ammalato.

Benja
La gente parla solamente bene di Nyerere perchè non conosce la storia. Vero che ha fatto delle cose buone, ma durante il suo governo la Tanzania è diventata poverissima. Io andavo a scuola senza scarpe, perchè le scarpe non erano reperibili. Anche il sale era un lusso. E poi la guerra con l`Uganda. Tutte le risorse della nazione venivano mandate al fronte. Se i soldati avevano bisogno di cibo, passavano in un villaggio e lo prendevano dalla popolazione, senza riguardo.
Nyerere, vista la grande amicizia con la Cina, ha introdotto in Tanzania un sistema per controllare la popolazione tipico dei regimi comunisti. In ogni villaggio c`era una persona che segretamente era incaricata di riferire alla polizía di tutto quello che accadeva, tutto quello che poteva in qualche modo mettere in discussione la leadership del governo in carica. Purtroppo questo sistema di controllo e` ancora funzionante. Per questo dico che la Tanzania sembra una nazione democratica e libera, ma la realtà è diversa. Ne è la prova il fatto che se qualcuno si oppone al governo, viene fatto sparire oppure comprato con molti soldi. Ma la maggior parte della gente non sa queste cose e perciò non ne parla mai. E quelli che conoscono la verità preferiscono starsene zitti. Io stesso sono sorpreso dal fatto che ne stò parlando con te. Fare questi discorsi in città seduto al bar con gli amici? Molto, molto pericoloso. Vietato mettere in discussione Nyerere!

Katerina
La settimana scorsa Hirini mi ha chiesto di scambiarci il cellulare. A lei piace il mio perchè si può ascoltare la musica. Eravamo d`accordo di incontrarci oggi per restituirceli, ma lei non si e` fatta trovare. Stamattina l`ho anche chiamata per essere sicura che venisse… E adesso cosa faccio? Mi tocca tenere il suo, ma mi sono accorta che la batteria non funziona bene, dopo poche ore è completamente scarica. No, non ho la possibilita` di incontrarla ancora perchè oggi lei è partita per Dar es Salaam. Andrà a studiare a Zanzíbar in una scuola per ricchi. Suo padre ha molti soldi.

Mama July
Ieri Upendo è venuta a casa mia. Ha voluto pregare con me perchè mi ha detto che ho un problema. Qualcuno mi ha mandato uno spirito cattivo. Ma se preghero`con lei guariro` presto. La gente  di qui e` cattiva.

Williams
Ho pensato di comprare una motocicletta. Ieri sono andato ad Arusha ed ho visto vari modelli; un 125 costa circa un milione di shellini. Per me sarebbe l`ideale! Ho Molti clienti in questa zona, nel raggio di 4-5 kilometri e di solito li raggiungo a piedi. Ma se avessi una moto, potrei veramente incrementare il mio lavoro. Molte persone vogliono imparare ad usare il computer, soprattutto i gestori dei ristoranti e dei piccoli esercizi commerciali, ma possono studiare solo alla sera, quando chiudono l`attività. Per questo la moto mi farebbe comodo. Camminare di notte non è sicuro e poi arrivo a casa stanchissimo. E se gli affari mi andranno bene l`anno prossimo comprerò anche un portatile.

Nation
Affittare una stanza ad Arusha è costoso. Un mio amico che abita nella zona di Sanawari paga 25.000 sh al mese. La stanza e` piccola, ma in ottime condizioni. Il padrone di casa è ricco, ha costruito due edifici con delle stanze da affittare e anche un negozio. Per il negozio chiede 40.000 sh . In città i prezzi sono cari, tutto e` molto costoso! Per questo io preferisco abitare nel villaggio, dove puoi trovare una stanza a 5-10.000 sh al mese e anche il cibo è più economico. E poi in città c'è troppa confusione, sporcizia e tanti ladri!

Wajabu
Io invece preferisco la città. Almeno la non c'è il problema di dover andare a prendere l`acqua. In alcuni villaggi la gente deve camminare per 5 km prima di arrivare alla fontana. 5+5=10 km tra andata e ritorno! E poi la gente dei villaggi e` ignorante e non capisce niente. Si vestono con abiti stracciati e alla sera vanno a ubriacarsi con la birra locale, il pombe. Una persona seria invece, deve vestirsi bene e lavarsi e soprattutto non ubriacarsi alla sera. Chi dara` lavoro ad un ubriaco con gli abiti stracciati?

Newman
Posso insegnare inglese, storia e geografia. No, in Zimbawe non c'è lavoro e la situazione è terribile. Per questo sono venuto in Tanzania. Avevo provato ad andare negli Stati Uniti, ma non mi hanno concesso il visto. Ad Harare ho lavorato con la Scripture Union, cosi` ho pensato di venire ad Imbaseni. Una soluzione per lo Zimbawe? Gli americani sono la soluzione. Se venissero e facessero come in Iraq con Saddam la situazione sarebbe risolta. Altrimenti le cose non cambieranno mai. In Zimbawe ci sono state le cosidette elezioni democratiche e Tswangirai aveva vinto…ma Mugabe e` ancora al potere, quindi significa che nel nostro caso la diplomazia non serve.

+767 message center (sms)
36 illegal miners have been killed in an underground fire at a disused mine in South Africa. The bodies were brought to the surface at the weekend.

David
Quindici anni fa ho trascorso più di sei mesi qui ad Imbaseni. Ero con mia moglie e nostro figlio aveva appena tre anni. Prima della mia partenza qualcuno mi aveva detto: -David, sei pazzo a voler portare tuo figlio in Africa!-E invece tutti e tre non avemmo nessun problema. Fu un periodo bellissimo. Con gli operai del villaggio costruimmo la scuola e i due dormitori. Ricordo che ad un certo punto iniziammo a pensare che ci sarebbe piaciuto rimanere a vivere in Africa... ma la vita aveva già deciso diversamente.
Domenica scorsa siamo andati ad Arusha. Ti assicuro che oggi è molto diversa da come era allora. Non c’erano tutti quei palazzi, e poi le strade erano disastrose.
Davvero vorrei rimanere qui più tempo, ma tra pochi giorni dovrò tornare in Scozia, il lavoro mi aspetta.

Katerina
Vicino a casa mia ci sono alcuni europei. Vengono dall’Olanda e vivono qui da circa 15 anni. Hanno una casa molto grande, circondata da un muro di tre metri. Sono sempre molto gentili con me e la mia famiglia. Ogni tanto passano a salutarci e ci lasciano dei regali. L’anno scorso io ho ricevuto un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica!
Vivono in molti, in quella casa. Saranno in quindici, no di più! So che alcuni di loro sono titolari di un’agenzia che organizza battute di caccia e safari nei parchi nazionali. Sono molto ricchi e hanno cinque grandi automobili. Io una volta ci sono entrata, in casa loro! Hanno tutta roba nuova: tavoli sedie, lampade, divani, armadi…e un bel bagno con l’acqua calda a qualsiasi ora. Il frigo è sempre pieno di cose da mangiare: frutta, verdura, carne, latte uova, formaggio e birra. A loro piace molto bere birra, ma sono tranquilli, non se ne vanno in giro a fare casini.
Ho sentito dire che molti anni fa vivevano in Sudafrica e possedevano una fattoria. Poi hanno avuto dei problemi e se ne sono tornati in Europa. E adesso sono qui in Tanzania.  Io sono contenta perchè sono brave persone e non disturbano nessuno.


Mattias
La settimana prossima andrò a Singida. Il viaggio in sè non è lunghissimo, ma il problema e` che la strada e` sempre in pessime condizioni. E le condizioni peggiorano molto durante la stagione delle piogge. Ogni giorno, dalle 6.30 del mattino ci sono 3-4 bus della compagnia MTEI che partono da Arusha diretti a Singida. Di solito prima di partire non faccio mai colazione, ma quando arrivo a Babati compro dei biscotti e dell`acqua e prendo un`aspirina, cosi` sono sicuro di stare bene per tutto il tragitto. Se prendo l`autobus delle 8.00 arriverò a Singida verso le 16.00

Benja
In alcune zone la città di Arusha sembra una discarica vivente. I fiumi hanno cambiato colore e ci sono rifiuti dappertutto ; Il problema è che nessuno li rimuove; ogni tanto vengono bruciati li dove si trovano. Un altro problema e` che qualche volta la gente usa i sacchetti come toilette. Chi non possiede un bagno o non ha un posto dove defecare utilizza un sacchetto di plastica. Quel sacchetto viene poi gettato in strada oppure dove capita, spesso non molto distante dalle abitazioni.

Benja
I Chagga sono una delle la tribù del kilimanjaro e sono le persone piu istruite della nazione. Questo perchè i primi insediamenti missionari si svilupparono proprio nel nord della Tanzania. La chiesa, oltre a diffondere il messaggio cristiano, si impegnò nella costruzione di numerose scuole che ancora oggi funzionano molto bene. I Chagga rappresentano la classe dirigente del paese. Gestiscono molte attività commerciali e tutti dicono che sono bravi negli affari. Ma non bisogna fidarsi troppo di loro. Amano il denaro e se non stai attento ti fregano.
I Masai invece sono la tribù che ha maggiormente conservato lo stile di vita tribale e che continua a svolgere i vari riti di iniziazione alla vita adulta. Per questo vengono criticati e molte organizzazioni stanno cercando di convincerli ad abbandonare alcune pratiche come la circoncisione. Davvero i Masai sono gente pacifica e amichevole. Ma se ti azzardi a toccare le loro vacche…beh, potresti finire ammazzato. Anche una semplice critica nei confronti del loro bestiame viene considerata come un gesto di maleducazione. Con i Masai il problema e` che mettono i loro animali davanti a tutto il resto. Alcuni di loro possiedono anche mille capi, il che significa essere molto ricchi, ma il vero Masai non si preoccuperà mai di comprarsi una casa in città oppure di cercare una buona scuola per i suoi figli…I soldi guadagnati serviranno soltanto a comprare bestiame e poi altro ancora. Questo sistema di vita garantisce la loro prosperità. E in effetti in Masai non mendicano denaro alle varie organizzazioni che offrono assistenza, loro si arrangiano e quando si trovano in difficoltà si spostano cercando nuovi pascoli. Però, questo cercare sempre nuove terre da utilizzare per il bestiame, ha prodotto un altro problema: alcuni li accusano di contribuire alla desertificazione del territorio, ma non tutti la pensano così. In fondo i Masai hanno sempre vissuto in questo modo diventando parte integrante dell`ecosistema. Forse, le cause della desertificazione andrebbero cercate altrove. I Masai sono molto ospitali con tutti, io stesso potrei andare a piedi fino a Nairobi trovando ospitalità nelle loro capanne, davvero!

Elhy
La biblioteca di Imbaseni è molto bella. Ci sono tanti libri e anche quotidiani di vario genere. E` stata una donna americana a sponsorizzare il tutto. Ci lavorano tre persone e tengono aperto anche il sabato mattina. C`e` anche un grande giardino dove le persone possono leggere o studiare. L`idea di aprire una biblioteca e` stata senz`altro buona, ma per adesso non è molto frequentata. Il problema è che in Tanzania sono poche le persone che amano leggere libri che non siano la bibbia o simili. Anche i quotidiani ad esempio, non vendono molte copie. E in città non è che sia molto diverso, ma in futuro la vendita dei libri sarà sicuramente un ottimo business. E` solo questione di tempo.

Sara
Sono molto contenta del lavoro che faccio. Guadagno 150mila tz sh al mese. Da queste parti sono un bel po’ di soldi. La mattina vengo qui alle 9.00, quando apre la biblioteca. Faccio le pulizie e metto in ordine. Poi sistemo le piante del giardino e pulisco i bagni. Lavo i vetri e sto attenta che i ragazzi non rompano niente. Durante la settimana finisco alle sei del pomeriggio, mentre di sabato la biblioteca chiude alle 15. La domenica invece siamo chiusi. Si, sono proprio fortunata a lavorare qui. Anche i miei colleghi sono contenti, quelli che si occupano dei libri. Prendono più soldi di me e fanno più o meno i miei stessi orari.

Elhy
In Nigeria ci sono molti wachawi (stregoni), me l`ha detto un prete che ha vissuto a Lagos per due anni. Anch`io ero scettica e non credevo al soprannaturale, ma qualche anno fa mi e` successa una cosa. Lavoravo alla Tengeru Flowers. Come tutti i giorni, alla fine del turno andai nello spogliatoio per cambiarmi, e mi accorsi che qualcuno aveva rubato la mia maglietta. Non mi preoccupai più di tanto pensando che si trattasse del solito ladro, ma da quel giorno cominciai a stare male. Dolori alle braccia e forte mal di testa. Andai all`ospedale per una settimana e feci tutti i controlli necessari. I medici non capivano che cosa avessi. Allora il mio fidanzato mi portò da un guaritore che abitava a Maji ya Chay. Avevo paura, ma lui mi preparò una medicina da bere. Il guaritore mi spiegò che la persona che aveva rubato la mia maglietta l`aveva poi portata ad un altro stregone con l`obiettivo di farmi del male. Bevvi la medicina e guarii completamente. Non so spiegarmi cosa sia successo, ma da quel giorno sono stata bene.

Williams
In Tanzania sono molte le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. In una famiglia di cinque persone questa situazione significa fame. I pasti saranno per forza insufficienti e la dieta non potrà essere equilibrata. Ad esempio, con 1000 shellini si potranno preparare anche 4-5 piccoli piatti, ma composti di un unico alimento: ugali (polenta insipida) Non ci sarà la frutta, a meno che la famiglia non possegga qualche pianta, e non ci sarà nemmeno la carne perchè troppo costosa, 4000 sh al kg.
Il problema principale di queste famiglie sono i figli adolescenti, soprattutto le femmine. Queste ragazze a 14 anni, dopo aver concluso la primary school, non avendo il denaro necessario per proseguire gli studi, vanno in cerca di lavoro, ma spesso l`unico lavoro che viene loro offerto e` il sesso a pagamento (4-5000sh a prestazione). E questo significa HIV nel giro di poco tempo.


Williams
Stò pensando di comprare molti polli, all`inizio pensavo una cinquantina poi di più. In questo modo potrei vendere molte uova e guadagnare circa 2-3000 shellini al giorno. Il mio obiettivo e` quello di coprire completamente le spese domestiche. Cibo, sale, zucchero e sapone. In questa zona la vendita delle uova è un buon business ; ogni mattina dei ragazzi passano con le biciclette, fanno il pieno e le consegnano a tutti i negozi della zona. Tanti vogliono vendere uova; sono molto richieste dalla gente perché sono economiche.

Jimi
Vivo qui da due anni, ma sono originario di Babati. I miei genitori sono morti alcuni anni fa e non mi hanno lasciato niente, erano molto poveri. Per questo io non possiedo nulla!
Per un periodo sono stato con mio zio, ma poi ho deciso di andarmene. Sono venuto ad Arusha, in cerca di fortuna. Un giorno, mentre camminavo in città, ho incontrato dei ragazzi che mi hanno parlato dell’uaacc; così ho pensato di andare a dare un’occhiata. Ho parlato con M. Charlotte, gli ho spiegato che volevo studiare…Ed eccomi qua, oggi sono uno studente dell’uaacc. Abito in una casa sulla strada per andare a Napoko, poco distante dalla scuola. Ci sono tre stanze in affitto con un piccolo cortile. Degli spazi comuni per il bagno, per lavarsi e per cucinare. Con i miei vicini vado d’accordo, ogni sera cuciniamo e mangiamo assieme. In questo modo risparmiamo tempo e la nostra dieta è più varia. Paghiamo tutti un affitto di cinquemila tz sh al mese. Qui mi trovo bene, ma ho assolutamente bisogno di prendere un diploma e di trovare un lavoro, altrimenti prima o poi i soldi che mi ha dato mio zio finiranno e allora che cosa farò?

Emmanuel
Quest`anno la stagione delle piogge e` arrivata in ritardo. Gli agricoltori sono preoccupati, in Tanzania non esiste un sistema di irrigazione, le piantagioni dipendono esclusivamente dalle precipitazioni. La zona messa peggio è quella di Mbeya, dove di solito viene prodotta la maggiore quantità di mais. Quella e` la zona che rifornisce maggiormente la nazione. Se anche ad ottobre ci sarà siccità l`anno prossimo avremo meno cibo a disposizione. Nel mio shamba il mais è alto appena mezzo metro, ma in quello del mio vicino le piante raggiungono i due metri. La spiegazione ? I prodotti chimici.


Star TV (Pastor Z. K.)
Avete visto con i vostri occhi! Quest`uomo non poteva camminare, costretto sulla sedia a rotelle. Ma oggi avete visto la potenza del Signore!!! Dio ha fatto il miracolo attraverso le mie mani! CAMMINA! CAMMINA! CAMMINAAA! (applauso della folla impazzita) Avete visto con i vostri occhi! CREDETE! CREDETE! CREDETEEE! (altro applauso della folla impazzita)
E quelli che non crederanno…lasciate, lasciate che tornino in Egitto. Noi continueremo il nostro viaggio…verso la Nuova Gerusalemme!!!