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lunedì

Tembea uone








Un giorno, mentre camminavo nei pressi dell`Arusha National Park, ero stato affiancato da una bella land rover bianca. L`uomo che stava alla guida aveva abbassato il finestrino e si era presentato come Martin Mambo.  Disse che mi aveva incrociato molte volte sulla strada e che aveva sentito dire di un italiano che abitava nella casa vicino al campo da calcio... Cosi`, in un giorno a mia scelta, mi  invitava a pranzo presso la sua residenza di Napoko, una zona poco distante da casa mia.
Non mi stupiva affatto il modo in cui ero stato approcciato da quello sconosciuto, io ero un muzungu, cioe` un europeo bianco che per qualche motivo valeva sempre la pena di conoscere. Anche se con un po` di cinismo, di solito accettavo quegli inviti, mi facevano piacere e li consideravo un` opportunita` per trascorrere una giornata diversa. Tuttavia, questa volta ero curioso di sapere chi fosse il mio oste, Martin Mambo. Avevo chiesto un po` in giro,  e alcuni abitanti di Imbaseni mi avevano raccontato che Martin era un riccone. Nella zona costiera vicino a Tanga, possedeva ben 200 acri di terra coltivata che produceva arance. Poi, nella sua casa di Napoko aveva una piccola serra che faceva crescere piantine di caffe`da vendere agli agricoltori della zona del Monte Meru. Era molto conosciuto da quelle parti, anche perche` si dimostrava generoso con le famiglie povere che gli chiedevano un aiuto per far studiare i propri figli. Margareth, l` attuale moglie 20 anni piu` giovane di lui, era stata la sua domestica quando Martin viveva ancora con la prima moglie. Dopo il divorzio e il successivo matrimonio, Margareth era stata mandata a Nairobi dove si era laureata in economia. Attualmente lavorava come assistente personale di un anziano europeo soprannominato bubu (sordo) che abitava a Napoko e si interessavava della fauna dei parchi naturali. Mentre Martin era ben voluto dalla maggior parte della gente, Margareth era oggetto di commenti estremamente negativi. Si diceva che avesse trovato la gallina dalle uova d`oro e che in realta`  non nutrisse nessun interesse per il suo ricco marito. In compenso era una bella donna e quindi anche per Martin quel matrimonio era stato un buon affare.
La settimana successiva al nostro incontro, andai casa di Martin. Abitava in una zona tranquilla, a circa un Km dalla strada principale di Napoko. Prima di suonare il campanello mi fermai a guardare quella residenza. Notai che il cancello non era cosi` imponente e che non c`era il solito cartello della KK security. Vista da fuori anche la casa mi sembrava modesta, cioe` bella, ma non troppo sfarzosa. Poi, non vedendo alcun guardiano nei paraggi mi chiesi se per caso non avessi sbagliato indirizzo... Ma invece, un attimo dopo vidi Martin che si avvicinava con in mano la chiave del lucchetto. Fu allora che realizzai l`enorme mole del mio oste. Martin Mambo, il cui nome mi sembrava uno sciogli lingua, camminava lentissimo e affannosamente, si muoveva come un enorme elefante. –Benvenuto amico!- disse asciugandosi la fronte con un fazzoletto di carta. Attraversammo un tratto del grande giardino e fui condotto in una piccola veranda dove c`era un tavolo con due sedie di plastica. No, le sedie erano quattro, accavallate due a due, perche`certamente un singola sedia non avrebbe sorretto quell`uomo di 200 kg. Era mezzogiorno e la giornata era un po`fredda e senza sole, ma l`ideale per starsene sotto quella piacevole veranda e gustare il fresco e fare una chiaccherata in relax. Martin mi racconto` delle sue piantagioni di arance e che l`agricoltura era il suo settore, ma gli affari in generale lo interessavano. Mi disse che stava pensando di comprare mais in grandi quantita`-Quest`anno il raccolto non sara`abbondante, percio` tra 7/8 mesi il prezzo salira` anche del 20%. Sto` pensando di spendere circa 10/15 milioni(5/10.000dollari) per l`acquisto di sacchi da 50 kg. Ad Arusha molti stanno facendo lo stesso, soprattutto gli indiani. Ho gia` affittato una casa che fara` da magazzino. Dopo aver sistemato i sacchi faro`somministrare un anti-parassitario e nient`altro. Dovro`solamente assumere un guardiano a tempo pieno e aspettare che il prezzo salga. -  Nel frattempo, in attesa del pranzo, una domestica ci servi` due bicchieri di vino bianco-In Tanzania per fare affari, devi far circolare il denaro. Le banche si, possono investire bene i tuoi soldi, ma al massimo arrivano al 10% di interessi. Ci sono altre possibilita`, ma bisogna stare attenti e scegliere bene- Allora chiesi a Martin che cosa pensasse delle pietre prezione e i diamanti, un business che mi sembrava fosse abbastanza importante- Quello e`un giro miliardario, ma e` un affare da kamikaze. Superstizione e ossessione.  Non investirei mai il mio denaro in qualcosa che sta` sotto terra e non puoi vedere. Ripeto, si tratta di superstizione e ossessione, nient`altro. A meno che tu non sia la persona che e`in grado di rilevare la presenza delle pietre nel sottosuolo e che tu scenda personalmente a vedere cosa succede nella miniera- Ascoltavo con attenzione e mi ricordai di quella volta che ero stato a Mererani, la zona degli scavi della tanzanite, una pietra bluastra presente soltanto in Tanzania. Kilometri di filo spinato che determinava l`area di proprieta` di una compagnia rispetto ad un altra; Una zona off-limits dove le guardie erano autorizzate a sparare a vista in caso di intrusione illecita. Come in Sudafrica, la terra dell`oro per eccellenza. E appena fuori quei recinti era tutta zona franca. Si vedeva un`infinita` di buche poco profonte scavate a mano, come un immenso orto dilaniato dai roditori. E proprio da quelle buche, uscivano piccoli uomini-talpa che Martin mi aveva appena spiegato erano solo superstizione e ossessione, disperati alla ricerca di pietre luccicanti da vendere al mercato nero di Arusha. All`epoca, Mererani mi era sembrata un posto orribile e polveroso. Sporco e preda di un delirio collettivo. Inoltre, i giornali dicevano che avesse un alto tasso di omicidi e criminalita` in generale.
Finito di bere l`ottimo vino, entrammo in casa. Come primo assaggio mi venne servito makongoro, cioe`un pezzo di carne bollita che si prende appena sopra gli zoccoli della vacca. Mentre mangiavo, osservavo Martin  che si era appena sistemato in un piccolo trono di legno al centro della stanza, una struttura robusta che avrebbe sopportato la sua mole generosa. Anche lui come me mangiava il pezzo di makongoro, esaminando continuamente la consistenza dell`osso che aveva in mano. Fu allora che arrivo` Margareth, sua moglie. Indossava una specie di mimetica e un paio di occhiali da sole avvolgenti. Mi saluto` con fare snob, poi ando` a sedersi sul divano, dove nel frattempo erano arrivati altri ospiti, cugini nipoti e amici di Martin. Margareth tornava dal Serengeti, il parco piu` importante della Tanzania. Ci disse che in quei giorni il Serengeti era affollato da numerosi scienzati che studiavano il comportameno degli animali, tutti cercavano di capire perche` non ci fosse ancora stata la grande migrazione degli Gnu` verso il nord, oltre il fiume Masai Mara. -Il motivo e` la deforestazione del Kenya!- Disse Martin staccando gli ultimi pezzi di carne dall`osso.- Il taglio degli alberi oltre il fiume, iniziato ancora durante il governo del presidente Moi, nel corso degli anni ha prodotto un cambiamento climatico, un ritardo delle pioggie. Gli amimali sono in grado di capire se a centinaia di km e` piovuto oppure no- La domestica intanto raccolse i piatti e ci sevi`un`abbondante porzione di pilau, cioe` una specie di paella spagnola, (credo che pilau derivi proprio da paella) ma senza zafferano e con molta carne bovina. Assieme al pilau arrivo` anche un grande piatto di verdura e alcune bottiglie di vino rosso. Notai che  tutti il vini che venivano serviti erano Sudafricani. Avevano nomi Afrikaneer dal suono gutturale, come Drostdy-Hof, Kleindal e Golden Kaan, prodotti nel Western Cape. Quella lingua, l`Afrikaans, era la piu`strana che avessi mai sentito pronunciare. Un miscuglio di olandese, francese, inglese e di qualche lingua orientale. Provai allora a ricordare un paio di parole imparate durante il mio viaggio in Sudafrica: Wat is jou naam? come ti chiami? Hallo! Hoe gaan dit? ciao come va? e…Voetsek! Vaffanculo! Nell`etichetta di un`altra bottiglia di cabernet si vedeva il profilo della Table Muntain, l`imponente montagna che dominava su Cape Town, a detta di molti la piu` bella citta` di tutta l`Africa. Uno degli ospiti, Alfred, vedendomi esaminare le bottiglie mi disse che nell`albergo dove lavorava tutti quei vini erano disponibili, nel bar interno, precisamente. Poi aggiunse-al Naura Sprins Hotel non manca nulla, si tratta del piu` lussuoso albergo di Arusha, una singola costa 200$ e la suite 1300$. C`e`acqua calda ed elettricita` senza interruzioni- Conoscevo quell`albergo, un palazzone con i vetri a specchio stile Dubay, una costruzione enorme dai costi proibitivi. Il fatto che Alfred avesse precisato la presenza della corrente elettrica non era casuale. In Tanzania, da circa tre mesi era in corso una crisi energetica senza precedenti. Alcune attivita` avevano chiuso, mentre altre sopravvivevano grazie ai generatori che, oltre all`energia, producevano un rumore assordante ad ogni angolo della citta`. Il governo si giustificava dicendo che la crisi era dovuta alla siccita`, ma recentemente alcuni giornali avevano parlato di gravi e inspiegabili ammanchi di denaro nel portafoglio del ministero dell`energia, cioe` significava che i parlamentari si erano fregati i soldi destinati alle infrastrutture del paese. Finito di mangiare il pilau, Martin invito`gli ospiti in giardino, dove, con mio stupore, c`era ancora cibo: un capretto arrostito infilzato nello spiedo. La domestica e un aiutante tagliavano pezzi di carne e servivano piatti sostanziosi. Inutile dire che quell`abbondanza era la ragione dell`enorme mole del mio oste. Guardandolo mangiare pensavo che probabilmente gli sarebbe venuto un infarto prima di sera e che magari sarebbe morto proprio li, in mezzo al giardino, tra la doppia sedia che lo sorreggeva e lo spiedino del capretto arrostito. Ma di diverso avviso era Margareth, sua moglie. Impienadogli il piatto per la seconda volta sembrava approvare l`esagerata bulimia del proprio marito e soprattutto non curarsi della sua salute.
Per fare un piacere a Martin, avevo portato con me la chitarra. Lui era un buon intenditore di musica e progettava di realizzare un piccolo studio di registrazione ad Arusha, un business che avrebbe funzionato visto che il settore musicale era in costante espansione. –Pero`, con la copia illegale dei cd e internet il mercato e` finito, sono veramente pochi gli artisti che possono pensare di vendere...Una volta il mondo della musica era diverso, e poi oggi con i computer e le tastiere che fanno tutto da se...`-
Tra una chiacchera e un bicchiere di vino Martin mi chiedeva di suonare una base di blues, cosi` lui poteva cantare una strofa inventata al momento, facendo letteralmente morire di risate gli ospiti. Quello che era veramente esilarante erano i movimenti swing di quel ciccione dagli occhi un po` strabici che pur rimanendo seduto si dondolava seguendo il ritmo. La sua doppia sedia di plastica scricchiolava sotto quell`enorme peso, ed emetteva un suono cosi` gracchiante che mi faceva pensare ad un vecchio giradischi con la voce di Louis Amstrong.
Andammo avanti cosi` per una mezz`ora, tra musica e scricchiolii coreografici, poi una delle ospiti di Martin mi chiese se per caso conoscevo la canzone Sweet Dream. Ci pensai un secondo e poi risposi che si, certo che la conoscevo, perche`in Tanzania la radio la trasmetteva ogni giorno e sinceramente non se ne poteva piu`. In Europa quella canzone era stata un tormentone estivo, nel `94 credo. E adesso, no puedo creerlo, quasi 20 anni dopo quella hit era stata riciclata in Africa. Dissi agli ospiti che pero`...esisteva anche una versione italiana del pezzo e che l`autore era un tale detto Morfo, un mio amico.
Davvero?-mi chiesero curiosi gli ospiti
-E questo Morfo e` famoso? Incide dischi?
-No, no- risposi cercando di rimanere serio- veramente...ha cantato solo quella, ma e` stato un successo!
La verita` era che qualche annetto fa, in una serata di festa tra studenti, io e il Morfo avevamo alzato un po` il gomito e lui ad un certo punto si era messo a cantare Sweet Dream, cambiandone pero` le parole. Il ritornello, ovvero l`unica strofa esistente, faceva cosi`:
Drin drin sol Bafo
Drin drin son qua pa la caldaia
Drin drin sol Bafo
Drin drin son qua pa la caldaia
Per soddisfare la curiosita` degli ospiti dovetti tradurre in swahili:
Hodi hodi jina langu ni Bafo
Hodi hodi niko hapa ili ya kutengeneza ile zana inayotoa joto nyumbani
(La traduzione non e` perfetta perche` la parola caldaia non esiste da queste parti, cosi` ho scritto “attrezzo che emette calore in casa”. Un`altra precisazione: al posto del suono del campanello drin drin ho scritto hodi che significa  e`permesso?)
Poi, spiegai che Bafo era il nickname di un signore vissuto nel mio paese che aveva lavorato come idraulico. Un mitico personaggio, molto amato dalla gente perche` oltre ad essere il miglior idraulico del mondo, entrava nelle case portando con se` un`atmosfera da film. Di solito esordiva dicendo:
1-Xe qua el Bafo!
2-Ragazzo (pausa) tranquillo!
3-Donna (pausa) dimmi!
Gli ospiti di Martin allora annuivano con il capo, segno che avevano gradito la mia spiegazione. In Africa era sempre cosi`, quando si faceva il nome di uno sconosciuto  bisognava dedicare qualche minuto per spiegare in modo esauriente chi fosse quel tale, da dove venisse, che cosa aveva fatto. La tradizione Tanzaniana voleva che quelle spiegazioni utilizzassero molto tempo, ma cio` non era strano perche` il racconto orale era ancora il principale mezzo per tramandare storie, aneddoti e conoscenza.

Dopo un po`, bevendo l`ennesimo bicchiere di Golden Kaan, il rosso che scendeva bene col capretto, mi resi conto che erano quasi le 6 del pomeriggio e che quindi stavamo chiaccherando e mangiando da oltre 4 ore. E bevendo, anche. Cominciavo infatti a sentirmi su di giri, rilassato, sazio e...pronto per tornarmene a casa. Finito il capretto tutti gli ospiti si avviarono verso il cancello e salirono su un piccolo pulmino. Martin aveva infatti chiesto al suo autista di dare un passaggio agli ospiti. Io pero` rifiutai, dopo quel lungo pranzo e quella bevuta, quattro passi era quello che ci voleva. Salutai Martin e Margareth e feci per andarmene, quando uno degli ospiti abbasso` il finestrino chiedendomi -Ehi amico, non lo vuoi un passaggio? Perche`vai a piedi?-Probabilmente a causa della mia leggera ubriachezza pensai di dare una risposta impegnativa, cioe`provai a citare una frase presente in un bel libro di Enrico Brizzi: L’uomo che cammina si adatta presto a un nuovo ritmo, del corpo e dei pensieri…Mentre cammino, penso, e i pensieri più spigolosi si levigano da soli. Per via dell’attrito. È una regola fisica”.
 Ma in quel momento di piacevole ebbrezza la citazione era troppo difficile da tradurre, cosi` optai per un breve e semplice proverbio tanzaniano: Tembea Uone, cammina e osserva.

http://www.youtube.com/watch?v=q8RjRquFIWA
http://www.youtube.com/watch?v=bgDMieMWSGs
http://www.youtube.com/watch?v=rRL8OKTzEq8