Translate

martedì

Shengena

  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
L`odore del bosco.
Il suono gracchiante degli alberi mossi dal vento.
Il gorgoglio del ruscello che scende a valle.
Il piacevole camminare nel sentiero era stato improvvisamente interrotto da un boato. Uno sparo, pensavo. Mi fermai e chiesi spiegazioni a Idi, la guida che mi accompagnava. 
-Hanno sparato? Ci sono dei cacciatori?-
-No- rispose Idi, ridacchiando per la mia ingenuita`-Hanno appena abbattuto un altro albero. Penso che oggi ne sentiremo ancora di questi boati. Tutta questa zona e`area protetta, ma talmente ricca di risorse che e` difficile convincere la gente a non venire qui-
Shengena, con i suoi 2463m era la vetta piu` alta dei monti Pare e sede di una foresta protetta. Le ricche risorse al quale Idi faceva riferimento erano oro, bauxite (una roccia sedimentaria che costituisce la principale fonte per la produzione di alluminio), terra per l`edilizia, legname, arbusti per accendere il fuoco ed erba fresca per il bestiame. Per questo la zona era da qualche anno sotto assedio, depredata quotidianamente dagli abitanti dei villaggi circostanti. -Guarda- disse Idi indicandomi un enorme cumulo di sabbia, grande quanto una collina- Quella terra e` buona per costruire, una ditta Keniana viene a prenderla con i camion e la trasporta fino a Mombasa- Mentre osservavo curiosamente l`enorme cumulo davanti a me, alle mie spalle apparve un ragazzo. La puzza emanata dal suo corpo era talmente potente e pestilenziale che per difendere il mio olfatto feci un balzo nel sentiero per poi cadere rovinosamente in un cespuglio pieno di spine. Con fare furtivo, il ragazzo stava scendendo a valle trasportando sulla testa 2 assi di legno della lunghezza di circa 6-7 metri ciascuna. -Per favore, per favore, fatemi passare!- diceva quello, sforzandosi di mantenere l`equilibrio. Idi mi spiego` che la falegnameria abusiva era l`occupazione principale di molti abitanti di Chome, il villaggio sottostante. Come in altre zone della Tanzania, le piante venivano abbattute non solo per far fronte alla crescente domanda dell`industria edilizia, ma anche semplicemente per necessita` domestiche, cioe` accendere il fuoco per cucinare.
-Ma non ci sono i guardiani, qualcuno che sorveglia la zona?-
-Si, certo-
-E che cosa succederebbe se quel ragazzo con le assi sulla testa venisse sorpreso da un guardiaboschi?-
-In teoria dovrebbe essere arrestato, ma di solito i guardiani preferiscono farsi corrompere con un po` di denaro e chiudono un occhio-
Per quanto ne sapevo, la legge Tanzaniana era estremamente dura in materia di tutela dei parchi, ma veniva applicata raramente, un paio di volte l`anno giusto per andare sui giornali e mostrare che il governo sapeva usare il pugno di ferro con chi metteva in pericolo il prezioso patrimonio Africano. Ad esempio, era recente la notizia di 2 bracconieri condannati a 20 anni di galera per aver ucciso una zebra del Serengeti. Una condanna eccessiva fatta per creare un`altra notizia sensazionale.
-Quella e` una pianta medicinale, viene usata per produrre un anti-parassitario buono per il mais...Quest`altra invece e` velenosissima, veniva utilizzata dai nostri antenati per costruire frecce avvelenate- Le spiegazioni di Idi erano interessanti, ma il suo comportamento era inaccettabile visto che gettava per terra la spazzatura senza riguardo. Una ricarica telefonica e una bottiglietta di plastica erano gia` state lanciate e abbandonate per l`eternita`nel cuore di tenebra; tuttavia non mi stupivo perche`quello era il normale comportamento di tutti i Tanzaniani, istruiti o meno, che avevo conosciuto.
Il sentiero ora saliva ripido, e anche se la giornata era soleggiata, dentro al bosco la temperatura era molto piu` fresca. Giungemmo in una radura pianeggiante dove c`erano delle pozzanghere di acqua marrone e alcuni alberi abbattuti. -Oro!- disse Idi strabuzzando gli occhi.
-Possibile che qui` non ci sia nessuno?-
-Certo, e` perche` i minatori vengono qui` di notte e scendono dalla montagna alle prime luci del giorno-
-E l`oro, dove lo portano?-
-Chome, Same, Moshi e Arusha-
Quello davanti a me era il primo anello di una lunga catena di produzione. Immaginavo la scena: le pepite venivano raschiate dal fondale delle pozzanghere da africani seminudi e deliranti, armati di secchi, badili, tubi di plastica stile snorkelling. L`oro sarebbe poi arrivato in qualche modo all`aeroporto di Arusha oppure nei sempre piu` numerosi negozi di lusso Tanzaniani.
Dopo tre ore di cammino arrivammo in vetta, dove era stata edificata una torretta con la funzione di rifugio-osservatorio. Ancora in fase di realizzazione, la struttura mi sembrava poco sicura e precaria, tuttavia non rinunciai al piacere di salire e osservare il panorama. Verso sud, in direzione di Dar Es Salaam, potevo vedere la catena dei monti Usambara, a nord-ovest invece si scorgeva la cittadina di Same, dove ero passato il giorno precedente. In Tanzania ero salito su diverse montagne: Hanang, Kilimanjaro, Kindoroko, Longido...ma il Shengena, che pur veniva indicato nel classico circuito turistico settentrionale, manteneva l`aspetto e l`atmosfera di ultimo avamposto, lontano dal mondo e in mezzo alla foresta. Un altro splendido luogo dove era valsa la pena di arrivare. 
Sulla via del ritorno, prendemmo una strada diversa che fiancheggiava un ruscello, cioe` la preziosa sorgente d`acqua che riforniva abbondantemente i villaggi circostanti. Giunti a Chome, incontrammo nuovamente il ragazzo che avevamo visto trasportare sulla testa le assi di legno. Se ne stava li, in mezzo alla strada a petto nudo e senza scarpe. Spontaneamente, cioe` senza che gli chiedessimo nulla ci aggiorno` sull`evento del giorno: un cercatore d`oro era stato pescato da un guardiaboschi e condotto a Same dove sarebbe stato in prigione per 5 anni. In alternativa avrebbe dovuto pagare una cauzione di 3000$ americani. Dopo quel gossip degno di nota ci recammo alla guest-house dove alloggiavo; che non era una guest-house ma l`abitazione privata di un giovane religioso con cui avevo pattuito il prezzo di vitto e alloggio. Richard, il mio oste viveva con la moglie, due figli e tre ragazze adolescenti provenienti da uno zio. Richard si occupava di agricoltura e allevamento, oltre che collaborare con la chiesa protestante nell`interminabile opera di evangelizzazione. Possedeva 3 vacche, qualche pollo e un buon orto, con dei banani che davano alla sua casa un aspetto decisamente piacevole ed esotico. Osservando il tutto mi chiedevo se in Italia sarebbe ancora stato possibile vivere (e campare) in quel modo, un po` come i nostri nonni, in mezzo alle cose di cui abbiamo veramente bisogno. Richard possedeva anche una motocicletta cinese, e arrotondava lo stipendio dando qualche passaggio a pagamento. 
Il villaggio di Chome mi pareva davvero un buon posto dove vivere, anche se dipendeva in parte da Same, cittadina piu` a valle dove altre merci venivano reperite: pane, sapone, acqua in bottiglia, biscotti e in generale  la merce venduta dei negozi.
Per completare l`escursione, dopo il pranzo, Idi mi accompagno`in un altro luogo caratteristico di Chome: Kwanamoche, cioe`un`enorme roccia sporgente su un dirupo. Da quel precipizio spettacolare, per anni erano stati gettati i bambini handicappati o affetti da albinismo. La zona sottostante era ricca di ossa umane anche perche`su quelle roccie si era combattuta e conclusa la guerra tra la tribu` dei Pare e i Masai. Quest`ultimi, erano stati condotti li con l`inganno e dopo una estenuante battaglia erano stati spinti fino al bordo delle rocce e costretti a precipitare nel vuoto. Un luogo di morte, quindi. Ma dall`aspetto piacevole e pieno di luce. Assieme ad alcuni turisti Americani che si trovavano li scattai delle foto, ammirando il paesaggio che si perdeva all`orizzonte. Un`immagine straordinaria e senza confini, l`Africa che molti viaggiatori speravano prima o poi d`incontrare.
Infine, guardando la stretta stradina che che scendeva a valle, immaginavo il mio viaggio di rientro che si sarebbe svolto il giorno seguente: pressato come una sardina avrei viaggiato fino a Same e poi Moshi, capolinea del mitico pulmino verde chiamato Kilenga, un nome di origine Meru.
  
  
  
  



  
  
  

  http://www.youtube.com/watch?v=vN0XQ_SmWUo

sabato

Sessanta bastonate (occhio alle braghe!)

1. Guarda dove vai
In Tanzania ogni villaggio e`sotto la giurisdizione dell`almashauri locale, cioe` un ufficio comunale che rappresenta il governo nel territorio. Oltre all`almashauri c`e` anche un consiglio degli anziani formato dai rappresentanti delle etnie presenti che si occupa dell` applicazione della legge tribale. Il consiglio degli anziani ha l`autorita`di risolvere questioni minori e fatti riguardanti il “buon comportamento” delle persone. Possono anche emanare leggi e farle rispettare senza che il governo possa interferire, tranne che in alcuni casi particolari. Pertanto, quando ci si reca in una zona abitata da una tribu` diversa dalla propria e` bene informarsi delle leggi locali, onde evitare pericolose incomprensioni o peggio ancora prendere qualche dolorosa bastonata.

2. I jeans a vita bassa

Tra i villaggi di Imbaseni e Kiwawa c`e`un piccolo mercato. Viene chiamato akina mama perche`durante le ore diurne e` affollato da donne che vendono ortaggi, focacce e pesce fritto. Verso sera pero` l`atmosfera cambia: gli ortaggi, le focacce e il pesce fritto spariscono e vengono rimpiazzati dalla birra locale, il mbeghe, un pericoloso distillato ricavato dalle banane. Pericoloso perche` ogni tanto qualcuno muore intossicato. Alla sera al mercato di akina mama c`e` sempre festa. Droga, alcol, musica a tutto volume e prostitute grassocce da 2euro e mezzo. Gli abitanti dei villaggi vicini accorrono per celebrare la fine della giornata e ubriacarsi il piu` possibile.

Il mercato di akina mama e` un orrendo slam in miniatura, 50 metri quadrati di baracche sporche e puzzolenti. Gli anziani del villaggio allora, meta`Wameru e meta` Wanyiramba, (le due tribu` presenti) preoccupati dello stile di vita immorale e corrotto dei giovani, si sono riuniti per  trovare una soluzione. Dopo ore e ore di incessante discussione e` stato identificato il problema: i jeans a vita bassa. Oltre ad essere orrendi, mettono in mostra le chiappe delle persone, quindi devono essere vietati. Le donne che li indossano inducono in tentazione il maschio che allora cerchera` il sesso a pagamento. L`uomo che li indossa e` uno scemo che disonora la famiglia e il consiglio degli anziani. Per questo, chiunque si rechera`al mercato di akina mama indossando quei  jeans abominevoli sara` punito con sessanta bastonate.

3. La folla non perdona

La scorsa settimana, la polizia ha interrogato i rappresentanti locali di akina mama. Sono accusati di aver ordinato il pestaggio di due persone che indossavano i jeans. Le vittime, ignare della legge locale, hanno riferito di essere state aggredite da una folla inferocita e ubriaca, armata di bastoni e pietre. Una delle due vittime, dopo la bastonatura e` stata colta da infarto ed e`stata accompagnata in ospedale. I rappresentanti locali si difendono dicendo che in Tanzania la legge tribale fa parte del sistema legislativo e viene applicata secondo le indicazioni degli anziani. Quindi, per legge, hanno l`autorita` di fare rispettare le loro regole.
http://www.youtube.com/watch?v=YvkX3t5LgVI 
http://www.youtube.com/watch?v=ITcSNyOquiA