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martedì

La biblioteca, una storia africana (una su un milione...)






E` per me una grande fortuna avere quella biblioteca nelle vicinanze. Oltre ad alcuni giornali che vengono acquistati settimanalmente, ci sono moltissimi libri recenti, tutti provenienti dagli Stati Uniti. Libri usati, ma in ottimo stato, come nuovi. Cosi`, alla biblioteca ci vado 2-3 volte la settimana e in breve tempo sono diventato fan di Michael Connelly e del suo Harry Bosch, il poliziotto col pallino dei casi irrisolti.
Edificata nel 2009 da un americana di nome Debra che vive in Tanzania, la biblioteca e` la perfetta immagine del lavoro svolto dalle NGO straniere in Africa. Si tratta di un investimento sproporzionatamente grande rispetto alla realta` esistente.
Di seguito, ho provato a fare una sintesi della situazione:
1-I libri negli scaffali sono tutti in inglese, ma gli abitanti di Imbaseni che lo parlano sono pochissimi; purtroppo molti di loro sono illitterati.

2-In tutta la nazione non esiste una biblioteca di qualita` paragonabile a quella di Imbaseni. Non a Dodoma ( la capitale), non a Dar Es Salaam e nemmeno ad Arusha. Lo so perche` le ho visitate personalmente piu` volte.

3-Secondo quello che c`e`scritto nel volantino presente all`entrata, il budget della biblioteca e` di 15000 dollari l`anno. La cifra serve  coprire le spese di manutenzione e a pagare gli stipendi di 5 dipendenti. Anche questo mi sembra una follia visto che tutto il denaro in questione proviene dai donatori, e la struttura non ha nessun elemento di autonomia (ad eccezione di un piccolo pannello solare sul tetto) Questo significa che se domani i donatori si stancassero di aprire il portafoglio la biblioteca smetterebbe di funzionare.

4-Secondo gli standard tanzaniani, 15000$ e` una bella cifra, basterebbe a pagare lo stipendio annuale di ben 25 insegnanti di una qualiasi scuola elementare statale.

5-La gestione della biblioteca e` carente. Dei 5 lavoratori assunti (numero esagerato), soltanto la donna delle pulizie fa il suo dovere. Gli ambienti sono puliti e curati, giardino compreso. Ma gli altri 4 non fanno nulla. Se ne stanno seduti dietro la scrivania a chiaccherare oppure a perdere tempo su facebook, visto che hanno a disposizione 3 portatili (che dovrebbero essere per gli utenti della biblioteca), anche questi provenienti dai donatori.
Sono pure razzisti perche` una volta ho chiesto loro di poter usare internet per 5 minuti, volevo leggere la notizia della nave italiana affondata, quella di VADA A BORDO CAZZO! Loro pero`, dopo aver guardato il pavimento per un po`, mi hanno risposto -tu europeo, non potresti andare in un internet cafe`, abbiamo del lavoro da fare qui- una risposta abbastanza scortese se si considera che l`internet cafe` piu` vicino si trova a 6 km di distanza 2,5 a piedi e poi 3,5 con l`autobus (MA VA CIAPA` I RATT)

6-Continuando sulla gestione carente: quando vuoi prendere in prestito un libro, gli impiegati, non fanno nemmeno lo sforzo di compilare il registro. Te lo sbattono li sul tavolo, te lo devi aprire e compilare da te, quel quadernone sudicio e indegno di essere considerato un documento ufficiale di una biblioteca. Durante la compilazione (come prima e dopo, ovviamente) gli impiegati non smettono mai di farsi i fatti loro.

7-Le cose vanno diversamente quando Debra, la fondatrice, passa di li. Allora i grandi lavoratori scattano sull`attenti e rispondono cortesemente agli utenti.

8-Jifundishe, il nome della biblioteca o non so, del progetto, in swahili significa impariamo da noi, un bellissimo nome per un progetto del quale mi rendo conto di essere il maggiore beneficiario. Ieri ho controllato il registro dei libri presi in prestito e sulla colonna di sinistra c`e` ripetutamente scritto soltanto il mio nome.

9-Chissa` che cosa penserebbero i donatori americani se sapessero che i loro magnifici romanzi (per adesso) sono letti soltanto da un muzungu italiano, un tizio che si aggira da qualche parte...in Africa.

10-La biblioteca e`fantastica, un paradiso. Il giardino e`confortevole e ombreggiato da alcuni grandi e bellissimi alberi. Ogni mese arrivano libri nuovi e anche riviste abbastanza recenti di National Geographic (con uno scarto di 4-5 mesi).
In questi giorni sto leggendo The Lincoln Lawyer (certo, e` un altro di Michael Connelly), la storia di un avvocato di Los Angels, Mr. Haller. Nella storia, questo Haller dice che la piu`grande sfiga che puo` capitare ad un avvocato e` quella di dover difendere un uomo veramente innocente. Perche`, se le cose andranno male e l`innocente andra`a finire in galera, la vita dell`avvocato sara` fottuta per sempre.


-The law was not about the truth. It was about negotiation, amelioration, manipulation. I didn`t deal in guilt and innocence, because everybody was guilty. Of something. But it didn`t matter because every case I took on was a hause built on a fondation puored by overworked and underpaid laborers. They cut corners. They made mistakes. And then they painted over the mistakes with lies. My job was to peel away the paint and find the cracks. To work my fingers and tools into those cracks and widen them. To make them so big that either the house fell down, or failing that, my client slipped trought. Much of society thougth of me as the devil, but they were wrong. I was a greasy angel. I was the true road saint. I was needed and wanted. By both sides. I was the oil in the machine. I allowed the gears to crank and turn. I helped keep the engine running- Tratto da The Lincoln Lawyer, Michael Connelly.



http://www.youtube.com/watch?v=oP_14rtswaU&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=AdVdCI5avHI